01 Dic #Restiamoinconnessione
Erano le 21 del 16 marzo quando, disseminati nelle varie stanze dell’ufficio, abbiamo ascoltato in diretta il messaggio del Presidente del Consiglio. Il nuovo decreto imponeva la chiusura totale di tutto ciò che non era di primaria necessità.
Avevamo intuito già da qualche giorno che la situazione, all’interno dei nostri Servizi Educativi, sarebbe cambiata. E’ stato un cambiamento veloce, repentino. Così come la situazione prendeva pieghe inaspettate, anche il nostro lavoro sembrava dover soccombere alle circostanze di emergenza che il Paese stava vivendo.
La domanda che si faceva strada costantemente in noi educatori era “Ma noi, forniamo servizi essenziali?”
Essere educatori nell’emergenza da Covid-19 ha di fatto comportato uno stravolgimento della nostra routine lavorativa; distanziamento sociale obbligatorio, Centri Aperti e Diurni chiusi, Appoggi Educativi sospesi, strutture residenziali blindate, servizi rivolti alla fascia 0 – 3 anni interrotti così come le progettualità inserite nelle strutture scolastiche.
Tutto questo ha reso necessario fermarci e reinventarci.
Ciò che abbiamo fatto è stato connetterci da luoghi diversi, attraverso nuove piattaforme, e fare quello che solitamente siamo abituati a creare attorno a un tavolo, con una lavagna, pennarelli e tante teste pensanti vicine le une alle altre.
La sfida che ci siamo posti era quella di continuare a lavorare, a mantenere vivo il rapporto quotidiano che tanto faticosamente abbiamo creato con le famiglie di cui ci occupiamo. Era chiaro che non avremmo potuto sederci e aspettare, nessuno aveva mai vissuto una situazione simile prima, non c’erano protocolli e strategie già pensate. Ci siamo rimboccati le maniche, ogni educatore ha dato il suo contribuito per creare la prassi che ora chiamiamo educativa a distanza.
Un modo per esserci anche nel virtuale attraverso videochiamate, chat, messaggi. Azioni pensate e strutturate per non perderci e per non perdere i legami con nessuno. Da quel momento è stato un processo continuo, focalizzato nello scovare modalità creative per sostenere bambini, ragazzi e famiglie.
Gli interventi di educativa a distanza sperimentati fin dalle prime settimane di marzo, sono stati quelli che hanno coinvolto i ragazzi inseriti nei Centri Diurni, Centri Aperti e nelle attività di Appoggio Educativo Domiciliare.
Abbiamo iniziato, quindi, a connetterci dalle nostre case, dalle cucine e dagli studi, portando dentro la relazione con i ragazzi anche un pezzo di noi e della nostra vita. Lo spazio dell’ esserci è diventato condiviso, si è trasformato in “un po’ casa mia e un po’ casa tua”.
Supportare i ragazzi nello studio è stato solo il primo passo, un modo per rispondere all’emergenza. Poi, man mano, le azioni si sono implementate: sono arrivate le chat di gruppo dove chiacchierare per non far affievolire il legame tra i ragazzi. E’ stata pensata anche la parte del fare dove, ad esempio, giocare a carte, preparare una torta o prendere un caffè insieme. Abbiamo pensato di non far perdere il ritmo perché da professionisti vedevamo molto alto il rischio che i ragazzi vivessero la situazione come una domenica senza fine. Un tempo senza ritmo è sempre uguale o come dicono i ragazzi “E’ tutto il solito”.
L’educativa a distanza ci sta insegnando a #rimanereinconnessione con i beneficiari dei nostri servizi in un modo nuovo, attraverso l’utilizzo di strumenti digitali che solitamente chi è adulto lascia in mano ai più giovani. Ci sta insegnando a #rimanereinconnessione come gruppo di lavoro trovando nuove strade per mantenere un alto livello di significatività nei nostri interventi.
L’educativa a distanza è stata una prima risposta della Cooperativa L’Albero all’emergenza straordinaria di questo tempo.
Veronica Benetti, psicologa ed educatrice
No Comments