19 Dic Educatori e famiglie al tempo della pandemia: nuovi spazi di incontro
La notizia della pandemia in corso ha scosso indistintamente gli animi di noi tutti. È stato un attimo perché quella che sembrava una semplice e banale influenza diventasse poi la causa scatenante di uno dei più grandi eventi storici del nostro tempo. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Nessuno, neanche i presagi astrali lo anticipavano!
Ognuno in questa lunga quarantena si è dovuto destreggiare nel trovare una nuova organizzazione del proprio lavoro, dei propri spazi, fisici e mentali, oltre a dover gestire e preservare la propria incolumità psichica. Anche noi educatori non ci siamo sottratti a questa riorganizzazione e abbiamo colto questa sfida con il coraggio e la caparbietà tipica di chi sceglie questo mestiere.
Ma come facciamo noi educatori a lavorare a distanza? Proprio noi che crediamo fermamente che il contatto umano sia la grande strada maestra verso i valori della vicinanza e della condivisione? Noi che ogni giorno invitiamo i nostri ragazzi a mettere via lo smartphone e li incitiamo e li accompagniamo a comunicare e ad interagire vis à vis?
Credo che questa sia stata la prima reazione di molti professionisti che operano nel sociale, confusi e travolti da questo grande cambiamento in corso. Al tempo stesso però avevamo tutti ben chiaro che non si poteva e non si doveva sospendere o interrompere il lavoro fin qui fatto. Sarebbe stato come recidere qualcosa che avevamo visto crescere nel tempo, in mesi e talvolta in anni, con ogni singola famiglia che abbiamo accompagnato in un tratto di percorso. Il costo di un simile rischio sarebbe stato davvero troppo alto per il benessere di tutti, persone, famiglie e comunità.
Una volta capito che sarebbe stata necessaria una nuova modalità per “unirci nella distanza” abbiamo sfoderato i nostri pc e smartphone. Ad oggi questi strumenti sono diventati preziosi alleati per tenere vivo il contatto con le famiglie che seguiamo.
Dopo qualche difficoltà nel cambiamento di assetto, quello che è prevalso è stata la meraviglia del fatto che questa novità ci stava regalando un nuovo modo di rapportarsi a loro. L’emergenza in corso ha creato in tutte le famiglie uno stravolgimento della quotidianità e della routine. Se già questo cambiamento è risultato impattante per chi godeva di un proprio benessere e di una rete di supporto, possiamo solo immaginare quanto la situazione di emergenza abbia inciso significativamente su chi da prima non poteva fare affidamento su questo equilibrio.
Quello che accogliamo in questo momento sono richieste di aiuto che arrivano direttamente dalle famiglie sia da genitori, sia dai figli. Molti vivono il nostro ruolo in una forma più supportiva e di aiuto concreto, rispetto a prima. Se molto spesso, fino a ieri, l’educatore entrava nella casa di una famiglia in punta di piedi, magari guardato con diffidenza, perché inizialmente non richiesto, oggi sono il più delle volte quegli stessi genitori a chiederci un momento di confronto, di sfogo, magari un consiglio pratico. Tutto il lavoro scolastico che fino a poco fa veniva gestito dall’insegnante a scuola, oggi passa totalmente nelle mani dei genitori, i quali possono trovarsi in difficoltà. Conciliare infatti la gestione del proprio lavoro da casa e la pianificazione delle nuove giornate dei bambini e ragazzi mette alla prova anche il genitore più organizzato. Dall’altra parte i ragazzi in molti casi stanno vivendo questo periodo come un’interminabile giornata di riposo, dove la sveglia presto e la puntualità degli impegni passa in secondo piano. La didattica a distanza crea anche, in molte occasioni, degli alibi per non svolgere a dovere i compiti assegnati. La certezza di essere tutti promossi non aiuta la motivazione all’apprendimento, soprattutto per chi già da prima non considerava la scuola al vertice delle sue priorità.
In questo tempo sospeso noi educatori ci stiamo riappropriando di quel ruolo di risorsa e di aiuto che troppo spesso è stato confuso con quello di controllore. E forse quello che sta facilitando questo cambio di prospettiva è la percezione condivisa, che ora ci troviamo tutti a dover reinventare la quotidianità e a trovare nuove strategie per andare avanti. L’unica arma che abbiamo a disposizione è proprio quella del sostegno e della collaborazione reciproca.Stiamo scoprendo e apprezzando il fatto che anche da dietro uno schermo riescano ad emergere i pensieri e le emozioni delle nostre famiglie, le risorse e le fragilità, che temevamo andassero a perdersi tra le connessioni invisibili del wi-fi. E infine, ancora una volta, possiamo dire che sono stati i ragazzi a spianarci la strada, perché a me, questo mondo digitale, lo stanno facendo scoprire proprio loro.
Serena Libertè Di Antonio, psicologa ed educatrice
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